Racconto “Sono seduto lì.” di Santini Flavio.

Sono seduto lì, a guardare quei puntini luminosi.
Fissi nel cielo, o quasi…
Ecco una stella cadente.
Bellissima, ma mi sono dimenticato di esprimere un desiderio.
Sarà per un’altra volta.
Non sento freddo, come tutte le volte che rimango fisso a guardare le stelle.
Potrebbero esserci -10° c, ma io non sentirei il freddo.
Anche se rimango imbambolato a fissarle per ore, non mi stanco.
Penso a papà.
Chissà se esiste un posto lassù, dove sta lui.
Sono sempre stato affascinato dalla natura, sin da piccolo.
Poi quando lui è morto, sono diventato ancora più attento ai piccoli miracoli, alle enormi bellezze che la natura crea.
Le stelle, come ho già scritto nelle mie “poesie”, sono l’unica cosa che non ti tradisce mai!
Sono sempre lì, per anni, millenni.
E si fanno ammirare.
Sento un rumore dietro di me tra i cespugli.
Mi distraggo un secondo e torno a guardare le stelle.
Penso agli occhi della persona di cui sono innamorato, e penso che la natura, ha fatto un errore.
Ha messo due bellissime stelle, invece che nel firmamento, sul suo viso.
Mi accorgo di avere la bocca spalancata.
La chiudo, ma qualche secondo dopo, in piena estasi si riapre.
Va già bene che non ci sono insetti…
Rido nel pensarci.
E mi rendo conto di quanto può essere bello restare da soli.
Il pensiero viaggia, libero e senza problemi.
È fantastico!
Poi subito il mio pensiero va a lei.
E il mio animo si rattrista.
Chissà dove, e con chi sarà.
Magari non penserà neanche per un secondo a me.
Tanto ci sono abituato.
Guardando le stelle, ne cerco 2 che potrebbero avvicinarsi alla bellezza dei suoi splendidi occhi verdi.
E il sorriso torna.
Un’altra stella cadente.
Stavolta aveva una coda lunghissima, ma mi sono ridimenticato di esprimere un desiderio.
Tanto non si avverano mai.
No, sbaglio, la vita senza desideri non è vita, l’importante è esprimere quelli che poi si avverano…
Altra risata, riesco a essere sarcastico da solo.
Sono malato…
Altra risata.
Tutto è silenzio, è bellissimo, si sente appena il mio respiro e il vento tra gli alberi.
Cerco di respirare il meno possibile e il più piano possibile, per fare meno rumore.
Altro rumore tra i cespugli, stavolta non dietro di me, ma di fianco.
Non ci rivolgo neanche lo sguardo stavolta.
Sarà sicuramente un animaletto, magari un cinghiale di 50 kg…
Altra risata.
Nonostante, sia solo, riesco a sorridere…
Dopo che ho viaggiato con la morte a fianco per circa 6 mesi, non riesco più a essere pessimista e basta.
È come una valvola, una volta che sono pessimista, la valvola scatta, divento se non ottimista, almeno equilibrato…
Non esageriamo.
Rido.
Altra… No, stavolta è un’illusione ottica, niente stella cadente.
Peccato, stavolta ero pronto per esprimere un desiderio…
È proprio strana la vita.
Rido ancora.
La solitudine, ho notato negli anni ti porta a perdere il senno, rido per qualsiasi cosa o quasi, però è bello sentirsi così libero.
Chissà se un giorno incontrerò una persona che mi vorrà bene, e che vorrà condividere la sua vita con la mia.
Divento triste, non è bello!
26 anni, solo, sia in famiglia, sia in amore, il secondo da sempre…
Ho tanto da offrire, almeno credo.
La parte equilibrata di me non mi lascia scampo!
Non appena provo a sbandare e ad esagerare, lei interviene e mi rimette con i piedi per terra…
Un aereo.
Bello anche lui, con le sue lucine intermittenti…
Un mini albero di natale volante…
Chissà dove sono i regali…
Rido ancora!
Mi rilasso, mi diverto, penso, vivo!
Che belle che sono le stelle!
Dio, se solo esistessi, che meraviglia che hai creato, poi però hai creato l’uomo.
Nessuno è perfetto!
Che cazzo di pensieri che mi vengono.
Non ho neanche fame.
È grave! Le stelle non possono crearmi questi problemi!
Ma nonostante tutto non ho fame…
Non ho freddo, non ho fame, non ho sonno.
Che cazzo ho? Mi chiedo.
La risposta che mi viene in mente è presto detta.
Ho voglia di affetto!
Sing! E penso a lei.
Con il suo corpo.
La sua dolcezza, tenerezza.
Non le manca nulla!
Solo l’essere innamorata di me.
Piccolo, ed insignificante particolare…
Rido ancora! Basta! Voglio piangere!
Ma non ci riesco.
Quei 6 mesi, sono stati…
Non so come definirli, se brutti, o solamente costruttivi…
In qualunque caso, mi hanno insegnato qualcosa.
Per esempio a farmi 3.000 km in 2,5 mesi in bici…
Bello ma faticoso.
Ancora rido!
Che rabbia!
Ho il cellulare acceso.
Aspetto un suo sms.
Inutile, tanto per lei sono solo una rottura.
Ma io imperterrito non desisto!
Il mio cellulare dovrà rimanere acceso sempre! Come il fuoco di Olimpia…
Quanto sono stupido.
Mi trovo in mezzo alla campagna, da solo vicino alla strada deserta per km.
Non c’è una casa.
Non un lampione.
Le uniche luci sono quelle delle stelle, e del mio cellulare…
Il mio cellulare!?
Amore.
È lei.
Guardo.
No…
È il mio migliore amico che mi chiede che cazzo faccio stasera…
Bzz, il cellulare che vibra, altro sms…
Di nuovo lui.
Che palle!
Mi chiede scusa, sa che non sono nelle vicinanze… È la forza dell’abitudine…
Decido di rispondergli.
“potresti venire quì tu? 🙂 va be lasciamo stare… Resta pure lì… 🙂 ciao.”
Inviato…
Desolazione ovunque, ma il cellulare prende…
Che ridere.
Un altro bzz.
Una chiamata.
Non è lei.
Che sfiga! Merda!
Stavolta è la mia migliore amica.
“come va? Tutto bene? Quando torni?”
” non so quando… Di sicuro non stasera, sono triste, lei non mi chiama… Lo so che per lei sono meno di un amico o quasi, ma… L’amore è brutto…”
“dai che magari ti chiama adesso, ti lascio andare, così se chiama trova libero…”
“magari, non aspetto altro! Ciao e grazie!”
“ciao…”
Disperato, decido di spegnere il cellulare.
Che però riaccendo immediatamente.
Non riesco a stare senza lei.
Sarà brutto, ma non riesci a viverci senza.
Risata, mica tanto bella…
Continuo a guardare le stelle, sono le 2 di notte.
Lei è veramente bella.
Mi chiedo perchè la natura deve essere così cattiva.
Ti fa conoscere donne così, poi…
Lasciamo perdere.
Ritorniamo alle stelle!
Speriamo che almeno lei non sia da sola, che sia felice.
Un puntino che si sposta.
Magari è un UFO.
Rido.
Magari, come nella canzone.
Extra-terrestre portami via…
Chissà, magari loro non provano amore.
Che schifezza! Insignificanti! Se esiste una specie così, bisognerebbe eliminarla!
Poverini…
Per la 3 volta di nuovo un rumore dal cespuglio.
Mi sta innervosendo.
Non tanto per la paura, tanto per il disturbo che mi crea.
Arg! un’altra stella cadente!
Stavolta il desiderio l’ho espresso.
Speriamo solo che si realizzi!
Probabilmente, o lo racconto a qualcuno, e quindi non si avvera, oppure mi dimentico il desiderio terribilmente impossibile!!, e non mi accorgo che si è realizzato.
Mette male riuscire a pensare alle stelle, ai miei pensieri, a lei, a tutto…
Che confusione, che traffico!
E rido…
Sto impazzendo, oppure, lo sono sempre stato e solo ora me ne accorgo…
Un faro in lontananza…
Un ufo in macchina…
Sono veramente idiota!
Non può essere un ufo, so che è una macchina… ufo oggetto non identificato… La macchina è un oggetto ben identificato…
Si avvicina, è piuttosto veloce…
Mi passa vicino, con gli abbaglianti accesi.
Sembra non si sia accorto di nulla…
Deve essere una cosa naturale quella di non notarmi, Non considerarmi…
Tristezza!
In tutto il corpo…
E come al solito non riesco a non pensare a lei.
E mi torna quasi un sorriso…
Un altro rumore più forte, più vicino.
Sembra avvicinarsi…
Sono talmente incazzato con qualunque cosa sia a fare quei rumori, che se non si fa vedere, la cerco io!
Nessuno deve disturbarmi mentre penso a lei! oh!
Che scemo…
Mi avvicino alla macchina.
La apro e cerco la lampada nel cassettino del cruscotto.
La accendo, e la punto dove penso sia questo casinista!
Nulla.
Neanche un rumore…
Adesso che ci penso, non si sente neanche più il vento.
Mi preoccupo.
È la tipica cosa che accade nei film di orrore…
Nei film ora esce il mostro da sotto la macchina, mi prende dalle caviglie, e mi mangia…
Punto la lampada verso la macchina…
Che stupido! Logicamente non c’è nessuno…
Spengo la lampada.
Mi dà fastidio la luce.
Non mi fa vedere le stelle!
Accendo il palmare, e mi rileggo le lettere scritte a lei…
Mi siedo sul sedile della macchina con la portiera aperta.
Mi rattristo nel pensare che magari lei non le ha neanche lette.
Magari le usa per i cani.
Non mi ha mai risposto alle domande che le avevo fatto.
Pazienza.
Tanto…
Mi viene quasi da piangere..
Tanto fortunato in tante cose e per nulla in amore…
Darei tutto per essere un po più fortunato in quel campo. 🙂
Appoggio la testa sullo schienale e chiudo gli occhi…
Tepore, tranquillità, sonno…
Speriamo di sognarla…

Racconto “Una persona.” di Santini Flavio.

Una persona, sola, adulta, seduta in casa propria davanti alla tv.
Cerca qualcosa di interessante, ma è domenica sera e c’è solo calcio…
Fuori diluvia, siamo a marzo e fa insolitamente freddo per quel periodo.
Un lampo illumina a giorno la sala.
La persona intravede qualcosa, ma pensa subito che sia solo l’effetto ottico del lampo, magari un ombra…
Guarda verso la cucina, lo stomaco brontola, decide così di alzarsi e andare a vedere cosa c’è nel frigo.
Altro lampo, altra sensazione, è strana, sembra negativa, ma allo stesso tempo è positiva, una sensazione mai provata prima.
Apre il frigo e… lampo, buio, tuono frastornante.
Fa un sussulto, la strana sensazione di prima lo prende allo stomaco.
È come se qualcuno gli tenesse una mano intorno alle budella.
Cerca una lampada nei cassetti, ma trova un coltello che non doveva stare lì.
Il taglio non è profondo ma fa male.
Ora la sensazione è più definita, sembra una presenza, qualcuno in carne e ossa, che lo guarda, lo fissa.
Si gira su se stesso, ma è troppo buio e non riesce a distinguere nulla nell’oscurità.
La luce ritorna.
Il frigo aperto, il cassetto con il coltello e la sua mano sinistra con un taglio di 3 cm nel palmo…
Guarda la ferita ma stranamente non esce sangue, vede la pelle aperta, ma non c’è sangue.
Nessuna traccia, neanche una gocciolina sul coltello.
Un lampo e la pioggia si fa ancora più forte.
Arriva il tuono e subito dopo dei passi provenire dalla sala.
Sembrano diretti verso di lui, ma probabilmente è la tv…
Chiude il cassetto e il frigo, non ha più fame.
Cerca una benda per fasciare la ferita, dopo averla medicata.
Suona il telefono.
Va in sala e risponde, è una persona che chiede se anche lì è mancata la luce.
Poi si presenta e dice di essere della società elettrica e mette giù.
La cornetta è giù, la tv è spenta, ma si sentono delle voci.
Stavolta provengono dalla cucina.
Si gira per capire cosa potesse essere, poi non sentendo più niente, decide che, un po per la stanchezza, un po per il fatto che a lui i temporali hanno sempre fatto paura, è solo uno scherzo della sua immaginazione.
Spegne le luci e decide di andare a dormire.
La mattina dopo, si alza e la benda alla mano è intrisa di sangue.
Toglie la benda e la mano è rossa, la ferita non si vede dalla quantità di sangue presente.
Scende in cucina e apre il cassetto, il coltello è sporco di sangue.
Doveva essere veramente stanco, ieri per non essersi accorto del sangue.
La ferita comunque non gli duole.
Fa colazione e si prepara per andare a lavorare.
Nel tragitto in auto da casa all’ufficio, si ripresenta quella strana sensazione.
Decide di non dargli peso.
La giornata sembra serena, in cielo c’è un bel sole, sembra quasi che il temporale di ieri non ci sia mai stato.
Torna dal lavoro, e proprio mentre sta per entrare in casa, sente delle voci provenire da dentro l’appartamento.
Sembrano dire qualcosa, ma lui non capisce.
Apre la porta e le voci spariscono.
La ferita medicata dal dottore dell’azienda, non gli fa più male, e anzi togliendosi la benda non vede neanche più la ferita stessa.
Incomincia a non capire cosa gli sta succedendo.
Eppure aprendo la valigetta, si risentono le voci, vede il foglio del dottore.
Stavolta chiede chi sono e cosa vogliono, cosa dicono.
Le voci smettono.
Di nuovo davanti la tv, ma sempre con niente di interessante da vedere.
Spegne la tv e stavolta sente una mano sulla propria testa.
Non fa male, ma la sensazione è presente su tutto il cranio.
Una voce singola, sembra ora dirgli qualcosa, ma non è chiara.
Prende un album delle foto di famiglia e sfogliandolo vede una sua foto con la mano sinistra fasciata come se fosse stata tagliata.
Il problema è che sotto la foto la didascalia dice 1985, 16 anni prima.
Sfogliando ancora vede un’altra foto dove lui aveva la testa fasciata da un turbante di carnevale del 1982, e si ricorda che era talmente stretto da fargli male.
Si risveglia il giorno dopo, probabilmente si era addormentato mentre sfogliava quelle foto.
Si prepara per andare al lavoro ma si accorge di non riuscire a muovere le gambe.
Il suo sguardo capita su una foto dove si era rotto entrambe le gambe a causa di un incidente di sci.
L’anno era il 1990.
Telefona al proprio dottore, che si presenta a casa sua dopo poco.
Lo visita, ma risulta tutto a posto.
Saluta il dottore e si mette nel letto.
All’improvviso incomincia a vomitare, senza nessun preavviso.
Il tutto dura per circa 10 minuti.
Dopo riesce a calmarsi, e alzandosi nota nell’albo delle foto una in particolare con la didascalia “1992. Agosto, belle vacanze passate a vomitare”.
Incomincia a pensare che ci sia un qualche collegamento.
Sembra che tutto quello che gli era successo in passato, ora gli si ripresenti.
Panico, gli viene in mente la prima volta dal dentista, tanta paura.
Poi improvvisamente, gioia, e ricorda il primo bacio.
Cosi andando per tutta la giornata, sino a sera.
Si trova nel letto.
Un lampo, poi un tuono e qualcuno che bussa alla porta.
Sono le 2 del mattino.
Si alza, e va ad aprire, nonostante non senta più bussare, ma una strana forza gli dice di aprire la porta lo stesso.
Mentre si avvicina, sente paurosamente freddo, ghiaccio, gli si congelano le articolazioni.
Ma stranamente riesce a muoversi.
Apre la porta e non c’è nessuno.
Solo il buio delle scale.
Guarda fuori dalla porta ma niente.
Chiude la porta, il freddo non c’è più.
Si gira per tornare nel letto e una mano lo tocca sulla spalla.
Si gira di scatto.
Dallo spavento cade a terra e si trova in pratica, ai piedi di una cosa alta 2 metri, vestita di nero e con una falce in mano.
Non ha viso, anche se il cappuccio copre la faccia, ma lui sa che non ci sarebbe comunque nulla da vedere.
Il freddo Non c’è più.
Ora sta bene.
Un braccio della cosa si allunga verso di lui.
Una mano guantata di nero gli viene tesa.
Lui raccoglie l’invito.
Stranamente si sente a suo agio con quella cosa.
Nel momento in cui tocca la mano, l’ascia gli cade addosso.
Lo taglia in due.
Capisce tutto d’un tratto che quei 2 gg passati con tutte quelle stranezze erano i suoi momenti in cui quando si muore, si rivede tutto il passato.
Per lui era stato diverso, non lo aveva visto in pochi attimi, ma lo aveva rivissuto anche se in maniera ristretta.
Ora si vede davanti alla tv, un lampo e la tv esplode.
Il vetro del tubo catodico gli si infrange in viso.
Capisce che quello che sta vedendo, non è altro che la sua morte.
Sorride, non si aspettava una cosa del genere…

Racconto “Dicembre.” di Santini Flavio.

Dicembre.
Sera, una città, per la strada.
Una famiglia cammina tenendosi per mano.
La moglie tiene per mano uno dei 2 figli e il marito fa lo stesso con l’altro.
Ridono spensierati.
Lui guardando le stelle, vede improvvisamente un bagliore, una piccola stellina che prima non aveva notato.
La serata è fredda, ma lui non sente freddo, anzi comincia a sentire caldo.
Camminano fra le vetrine della città addobbate per il natale.
Mancano solo pochi giorni e i 2 bambini sgonfiano ogni volta che passano davanti ad una vetrina con dei giocattoli.
Guardando in cielo, la stellina che aveva notato prima, sembra più grande, più luminosa.
Probabilmente ha confuso una stella con un aereo.
Uno dei bambini, vede in una vetrina un gioco elettronico e tira la manica del proprio papà per convincerlo a comprarglielo.
Lui dice al figlio di 8 anni che è babbo natale che porta i regali, non è lui, quindi l’unica cosa che può fare è quella di segnarsi su un foglio il modello, la marca, e il negozio dove l’ha visto per poi mandare una lettera a babbo natale.
Il figlio aiuta il padre a cercare le informazioni.
Poi guardando di nuovo in cielo, nota che ora al posto della stella, c’è una luce molto grande, intensa, ma che non fa male agli occhi guardandola, anzi.
Camminano ancora e comincia a nevicare…
I figli saltano di gioia, sapendo che probabilmente il giorno dopo sarebbero potuti andare a giocare sulla neve.
Lui invece guarda il cielo e nota che ovunque lui guardi, quella luce, quello strano bagliore, lo segue.
E diventa sempre più grande e luminoso, tanto da portarlo a chiedere a sua moglie se anche lei lo vede.
Lei non risponde, risponde ad altre domande ma a quella no.
Lo stesso per i figli.
Ora il calore è enorme, tanto che si toglie il cappotto.
La luce continua ad avvicinarsi e a diventare sempre più luminosa.
Nota infatti che sulla strada dove cammina, è presente come una luce, tutto intorno a lui, che lo segue.
La luce stranamente però, non tocca i suoi famigliari.
Il calore aumenta, diventa sempre più insopportabile.
Quasi gli manca il respiro.
Cerca di portarsi vicino uno dei 2 figli, ma stranamente la madre se li avvicina a lei impedendogli di toccarli.
Ora la luce, sembra prendere anche forma, quella di una sfera.
Passano i minuti.
Continua a nevicare.
La famiglia si ferma sotto un lampione.
La luce ora sempre più luminosa, ha una forma più definita.
Sembra una enorme mano.
La luce poi è talmente forte, ma talmente delicata, che sembra innaturale.
Cerca la propria famiglia, ma stranamente sembra che lo ignorino.
Prova a parlare, ma la sua voce non esce, prova a muoversi, ma il suo corpo non risponde.
L’unica cosa che si muove verso di lui, è quella mano terribilmente luminosa, ma altresì piacevole e confortevole.
Si accascia a terra e nota la mano che sembra volerlo prendere.
Ora l’unica cosa che vede è quella mano, la città, la famiglia, la neve, tutto scomparso.
Non sente neanche più i rumori della città o la voce dei suoi famigliari.
La mano si fa sempre più grossa e arriva al punto di essere sopra di lui.
Nonostante, sia enorme, la mano gli dà un senso di tranquillità e di serenità.
Ora si vede sollevare, la mano lo ha preso.
Rivede da prima la neve, poi i propri famigliari, il lampione, la città.
Infine vede una ambulanza che si avvicina.
Si ferma vicino alla sua famiglia, e quando gli infermieri spostano la moglie e i 2 figli, nota anche se stesso.
Sdraiato per terra, con una mano sul cuore.
Sua moglie strilla e piange, i 2 bambini non capiscono e piangono.
Lui capisce.
Ora è tutto chiaro.
Tutto l’universo, ora è chiaro.
È morto.

Racconto “Nevica.” di Santini Flavio.

Nevica, la strada è ghiacciata, è notte e non ci sono ne stelle, ne Luna a dare un minimo di illuminazione.
Fa freddo, troppo freddo.
È quel freddo che entra nelle ossa.
Quello che non si dimentica, mai.
Quello che si prova una volta sola nella vita.
Un incidente, un auto contro un albero.
Una sola persona, seduta al posto di guida di un’automobile, è senza sensi, sanguina.
La strada è deserta, e tutto intorno c’è solo un manto bianco di neve.
Un lupo si avvicina, furtivo, infreddolito anche lui, oltre che affamato.
La persona riprende i sensi, è gravemente ferita ma ha ancora la forza di potersi guardare intorno e di vedere il lupo che si avvicina.
L’uomo non ha paura del lupo, sa che non gli farà nulla.
Si sente un rumore in lontananza.
È un rumore forte, ripetitivo.
È sempre più forte, e il lupo scappa impaurito, mentre l’uomo immobile, ha paura.
L’uomo conosce quel rumore, sa bene a chi appartiene e cosa vuol dire per la sua vita.
Cerca di farsi forza, cerca di liberarsi dalle cinture, ma le ferite e i colpi presi durante l’incidente, sono troppo dolorosi.
Ora insieme al rumore, sempre più forte, c’è anche una luce.
Questo, sa l’uomo cosa vuol dire, cioè che loro sono molto vicini e sanno che lui è lì.
Lui sa che non devono trovarlo e soprattutto prenderlo, ne vale la salvezza della Terra.
Cerca di uscire e con un ultimo dolorosissimo colpo alle cinture riesce a liberarsi e a scendere dalla macchina.
Ma ormai loro sono sopra di lui, lo illuminano con il loro fascio di luce.
Lo hanno trovato.
Ormai è finito tutto, la Terra, i suoi abitanti e tutta la vita presente, verranno distrutti, cancellati per sempre.
Lui ha perso, si è fatto prendere, è ferito e non può difendersi.
Loro sono scesi e si avvicinano sempre di più, non lasciano ovviamente tracce sulla neve, non sentono il freddo e il loro aspetto è ingannevole, sembrano fragili e indifesi, invece sono potentissimi e demoniaci.
Sono sopra di lui, ormai tutto è finito sul serio, l’unica persona che poteva fermarli è stato catturato, ferito, reso inoffensivo.
La loro faccia con un sorriso stampato sopra non fa capire cosa frulla nella loro mente, ma lui riesce perfettamente a sentire e capire cosa si stanno dicendo.
Essi, sono telepatici, fanno tutto con la loro potenza celebrale, guidano le loro astronavi, ‘camminano’, controllano le altre menti più deboli, muovono gli oggetti e soprattutto, sanno creare uno scudo contro i batteri e le malattie, oltre che contro le armi dei pianeti che conquistano.
Sembrano invincibili, ma finalmente dopo decine e decine di pianeti conquistati, sulla Terra hanno incontrato una mente che poteva combatterli, poteva resistere alla loro persuasione.
Ma adesso quella persona, era ferita e presa prigioniera.
Certo, vogliono prenderlo vivo per poterlo studiare, per poter capire come mai lui può resistergli.
La sua mente ricorda ancora quando l’umanità ebbe il primo contatto con gli alieni.
Era un lunedì, se lo ricorda perchè era appena arrivato al lavoro dopo un fine settimana passato a girare per i pub della sua provincia.
Il suo lavoro consisteva nel riparare i PC di aziende e privati, gli piaceva, sin da piccolo.
Alla radio trasmettevano la solita musica, quando all’improvviso, un notiziario speciale, anche cambiando stazione, lo stesso notiziario.
“Oggi, 25 marzo 2019, l’uomo, finalmente, sa di non essere più solo nell’universo. L’uomo conoscerà una nuova vita.”
“Ma che zz dicono?! È uno scherzo?”
“Questi alieni che si fanno chiamare ‘Simtril’, provengono da molto lontano e vengono in pace. Sono atterrati in ogni capitale di ogni stato del pianeta con una loro astronave e un loro rappresentante…”
“Ma che razza di scherzo?!? perchè non se ne sono accorti prima delle astronavi?”
“Le loro astronavi sono comparse pochi minuti fa all’improvviso sopra la nostra capitale, è immensa, copre il sole!”
“Ma che è? Indipendence day?!? Fammi guardare su Internet se alla cnn dicono qualcosa..”
Si collega al sito della cnn e vede il grosso titolo “gli alieni sono tra noi!”
Leggendo l’articolo nota che quasi su ogni capitale di ogni stato è arrivata un astronave.
“Speriamo che non vogliano conquistarci..”
Continua a leggere, visto che le notizie si susseguono all’impazzata.
Notizie di gente che crede che gli alieni siano i nostri padroni, oppure i nostri progenitori o gente che cerca di abbattere le astronavi e le autorità continuano a dire di non essere aggressivi nei confronti degli alieni.
Nella sua testa continuano a passargli tutte le possibili scene di panico, gioia, orrore etc. che si potrebbero realizzare grazie alla stupidità degli esseri umani.
In effetti il nostro eroe non ama, o meglio non considera molto ‘intelligenti’ gli abitanti di questo pianeta. Ha sempre trovato poco intelligente il comportamento degli esseri umani.
Arrivando poi a casa, si mette a guardare il telegiornale, in effetti se vuole guardare un po’ di tv, non c’è altra possibilità.
Dopo qualche giorno la situazione si stabilizza, la maggior parte della popolazione non ha più paura, anche perché gli alieni si sono anche presentati, e hanno anche comunicato.
“Voi umani non dovete avere paura di noi, noi siamo venuti in pace, cerchiamo solo nuove civiltà per poter scambiare le nostre conoscenze ed esperienze. Non abbiate paura, siamo in pace!” e un enorme applauso di tutte le autorità e dei civili presenti nel deserto dove una delegazione degli alieni è atterrata, si è levato con fragore, assordante e pieno di gioia e speranza.
Peccato che tutte quelle persone presenti, quelle davanti alla tv, alla radio, erano ormai sotto il controllo più o meno forte, degli alieni.
Nessuno si era accorto di questo controllo mentale, che per adesso consisteva solo nel far credere ai terrestri che le parole degli alieni erano veritiere.
Ovviamente le persone che avevano assistito di persona all’evento, avevano subito un processo di ‘convinzione’ maggiore di chi lo aveva solo ascoltato alla radio.
Neanche il nostro eroe aveva ancora capito cosa volessero veramente gli alieni.
Le conferenze e le trasmissioni radio e televisive sugli alieni, si susseguirono sempre con maggiore frequenza e sempre con più gente che si ‘beveva’ tutto quello che gli alieni dicevano.
Contemporaneamente, però, pochi esseri umani cominciarono a vedere l’altra faccia degli alieni, non la parte ‘umana’, assistenzialista e magnanima degli alieni, ma la parte reale, quella dei conquistatori del pianeta. Questi gruppi videro persone uccise davanti ad altre senza che nessuno protestasse o peggio ricordasse nulla, ormai su queste persone il controllo mentale da parte degli alieni era completo e totale, videro persone deportate e usate come cavie o come schiavi.
Ovviamente ogni tipo di divulgazione da parte di questi testimoni venne subito o messe a tacere con la cancellazione dalla mente degli spettatori o con l’uccisione dei testimoni stessi.
Il nostro salvatore, non aveva ancora percepito il tutto, ma cominciava ad avere sempre più dubbi.
“Nessuno regala nulla, ci deve essere sempre un tornaconto, è molto difficile che ci sia un vero benefattore.. Tra le altre cose, non riesco a trovare nessuno che dica qualcosa di negativo sugli alieni, e questo è ancora più sospettoso”
“Tu sei troppo diffidente, loro sono qui per aiutarci, non per fare chi sa che come pensi tu, dovresti ascoltare cosa dicono, e vedrai che capirai anche tu che loro sono venuti per aiutarci e niente altro”
“Io ti dico che il mio ‘sesto senso’ non ha mai sbagliato in tutta la mia vita, e tutte le volte alle quali non gli ho dato retta, mi sono sempre pentito! Tu pensala come vuoi, ma poi non venire a piangere da me, siamo amici, non padre e figlio. Secondo me sbagli.”
Così erano la maggior parte delle discussioni che aveva con tutti quelli con cui affrontava il discorso alieni.
E questo gli fece suonare il secondo campanello d’allarme.
Non sapeva come, perché avrebbe dovuto investigare, ed eventualmente fermare gli alieni, ma il suo ‘sesto senso’ gli diceva che qualcosa di poco chiaro c’era.
Passò quasi un anno dal primo incontro dell’umanità con gli alieni, e il nostro eroe non era ancora riuscito a vederne uno da vicino.
Non si sapeva nulla sulla loro cultura, se non voci, visto che ormai il 90% della popolazione era sotto controllo degli alieni o erano una popolazione indigena sperduta in qualche foresta.
Questo fatto fu il terzo campanello di allarme, visto che l’essere umano è per natura curioso.
Si decise allora di investigare per conto suo.
La prima cosa strana era che anche su Internet, le informazioni sugli alieni erano praticamente nulle e molto generiche, praticamente le stesse informazioni che si potevano trovare sulle riviste scandalistiche.
La seconda, era la mancanza di miglioramenti tecnologici, gli alieni avevano promesso energia per tutti, cibo, fine o quasi delle malattie, ma di tutto questo l’umanità aveva visto solo poche cose e tra le altre gestite esclusivamente dagli alieni.
Anche le famose mappe galattiche, i loro motori per i viaggi nello spazio, nulla di utilizzabile dagli esseri umani, solo fotografie, dimostrazioni pratiche sempre gestite dagli alieni e poco di più.
Insomma tanto fumo e niente arrosto.
Poi la gente che improvvisamente spariva, sia adulti che bambini, e nessuno che mai sapeva niente, nessuno che si chiedeva mai niente.
La sua mente incominciò ad avere ‘prove’ anche piccole, sulle cose losche degli alieni, non che non lo avesse fatto in precedenza, solo che ora aveva qualcosa in più che solo sospetti.
Continuando a chiedere e a porre domande, incominciò ad insospettire gli alieni, che cercarono di colpirlo telepaticamente, ma senza successo, e così decisero di incontrarlo di persona.
Il primo incontro tra gli alieni e lui, avvenne a poco più di un anno e qualche settimana dal primo ‘contatto’.
Fu un incontro molto formale, per una presunta infrazione automobilistica.
I poliziotti veri erano accompagnati da 2 alieni, che formalmente erano presenti per supervisionare il lavoro.
“Salve, siamo della polizia municipale, cerchiamo il sig. Xxx, è lei?”
“Sì, sono io, mi dica.”
“Questi due sono rappresentanti del popolo ‘Simtril’, e sono qui per supervisionare le nostre procedure, ha problemi se partecipano alla nostra discussione?”
“Sì, va bene..” anche se non ne era molto convinto.
I cinque si siedono e i due poliziotti cominciano a parlare di una presunta infrazione che xxx avrebbe commesso.
Xxx non presta più di tanta attenzione a quello che dicono, perché ‘sente’ che i due alieni stanno cercando di capire, di sondare la sua persona.
Subito i due alieni sembrano quasi che si parlino, come se si chiedessero come mai non riescono a entrare nella mente di xxx.
“Allora? Ha capito cosa le stiamo dicendo?” esordisce uno dei due poliziotti.
Come se cadesse dalle nuvole, xxx semplicemente dice di no, cosa tra le altre vera, visto che era stato sino a quel momento immerso in se stesso per cercare di capire gli alieni.
I due poliziotti ricominciano a rispiegare da capo e xxx continua a concentrarsi sugli alieni.
A un certo punto, xxx sente come un forte calore da dentro la testa, gli sembra quasi che gli scoppi, ma stranamente percepisce che quel calore è un attacco da parte di qualcuno.
Concentrandosi, riesce con facilità a percepire che sono i due alieni a cercare di controllarlo mentalmente.
Non crede ai suoi pensieri, senza grossi sforzi è riuscito a far calare il calore in testa e a saperne la causa con certezza, è come se fosse riuscito a vedere il collegamento mentale tra gli alieni e lui.
I due alieni sentendo questa sua resistenza si preoccuparono, certo, nessuno essere umano se ne sarebbe accorto, ma con i poteri mentali di xxx era stato un gioco da ragazzi.
Non riusciva a capire come, ma gli bastava concentrarsi sui due alieni e poteva sentire i loro discorsi, i loro sentimenti.
I due alieni si alzarono, impauriti dall’essere che riusciva a resistere al loro potere mentale e dall’essere che riusciva a interferire con i loro pensieri.
I due poliziotti seguirono i due alieni e sempre pilotati da questi ultimi, tirarono fuori le loro pistole per puntarle contro xxx.
Xxx cercò di fermare mentalmente gli esseri umani e così facendo prese di sorpresa gli alieni che si videro puntate contro le armi dei due poliziotti che fecero fuoco.
Colti da paura e dalla sorpresa dell’avvenimento, non riuscirono a difendersi creando uno scudo contro i proiettili e tanto meno, cercare di fermare mentalmente i due poliziotti.
Nel momento dello sparo i due alieni caddero a terra morti, e i due poliziotti si ritrovarono anch’essi a terra doloranti per l’eccessivo ‘traffico’ nella loro mente.
Xxx decise di scappare per evitare ritorsioni contro di lui da parte degli alieni.
Ai telegiornali, alla radio, sui manifesti, la foto, i dati anagrafici di xxx vennero pubblicati e lui presentato come un criminale contro l’umanità.
La sua famiglia e tutti i suoi parenti vennero ‘presi mentalmente’ e convertiti, xxx lo venne a sapere subito, tanto che decise da subito di tagliare i contatti, completamente con tutti loro.
Dopo qualche giorno di fuga nei boschi, fece un incontro che gli cambiò la vita.
Mentre camminava in cerca di cibo sia vegetale che animale, visto che gli animali non erano colpiti dai poteri mentali degli simtril, quindi poteva sia avvicinarli senza aver paura di venire scoperto, sia ucciderli per sfamarsi.
Vede un cervo, “gnam!! Pancina mia, stasera si mangia!!”, e gli si avvicina di soppiatto…
Sta per puntare il suo arco, e all’improvviso un urlo e degli spari.
Xxx si nasconde dietro un cespuglio e cerca di capire da dove arriva il rumore e soprattutto chi è che sta scappando.. Visto che i ‘cacciatori’ sono quasi sicuramente gli simtril.
Riusciva a sentire i loro discorsi, pieni di odio e allo stesso indifferenza nei confronti degli umani.
Sentiva anche la mente della ‘preda’, o meglio delle prede, una donna e suo figlio, paura e disperazione, incapacità di sapere cosa fare.
Non riuscendo ancora a vederli, e sentendo sempre più forte la smania di uccidere degli simtril, decise di intervenire a distanza.
Cercò di entrare nelle menti dei 3 simtril, che non aspettandosi un attacco del genere rimasero stecchiti a terra, improvvisamente, non capendo e non avendo il tempo di capire.
L’odio di xxx nei confronti degli simtril era tale da non avere nessun riguardo per le loro vite, cercava di essere il più decisivo possibile, senza lasciare possibilità di difesa o risposta da parte loro.
Increduli, i due superstiti essendo inciampati, si rialzarono da terra, e vedendo i corpi dei 3 simtril a terra morti, quasi non credettero a quello che stavano vedendo.
Era come se dio fosse intervenuto per salvarli..
Invece arrivò a distanza visiva xxx, e sentendo le loro menti ancora confuse e terrorizzate, cercò di calmarle, di spiegare cosa era accaduto e chi era lui.
Prima ancora di arrivare a distanza di contatto, i due ‘civili’ si calmarono e sorrisero alla presenza di xxx.
Da quel giorno xxx entrò a far parte della resistenza di fatto, visto che sino a quel giorno, senza di lui, era solo di nome.
Le due persone salvate facevano parte della resistenza.
Ovviamente non tutti i partecipanti alla resistenza credevano che xxx fosse dalla loro parte, sapendo che i poteri degli simtril non sembravano avere limiti, e che soprattutto i poteri dimostrati da xxx erano esattamente come quelli degli alieni alcuni non si fidavano di lui.
Molti di fatti credevano che xxx fosse una spia, oppure un alieno travestito.
In effetti xxx capiva le loro paure, le sentiva vive dentro la propria testa..
Se voleva poteva convincere tutti a credergli, ma non era il suo scopo finale, che rimaneva sempre quello di eliminare gli odiosissimi alieni.
Proprio onde evitare problemi di incomprensione, xxx decise di non vivere insieme a loro, tanto che non volle neanche sapere dove era la loro base, ma si mise semplicemente a disposizione della resistenza per combattere gli alieni.
Oltre alla sua guerra privata, ora combatteva anche quella della resistenza umana, visto che poi alla fine il risultato che volevano entrambe ottenere era lo stesso.
Passarono molti mesi in cui la resistenza, grazie alle azioni e alle informazioni che xxx riusciva ad ottenere, riuscì a diventare una realtà, che non solo sopravviveva, ma creava problemi agli alieni.
Certo, i problemi creati agli alieni erano piccole cose, ma quei piccoli problemi continuavano a diventare sempre meno piccoli e sempre più difficili da risolvere da parte degli alieni.
La sfiducia, nonostante tutto, nei confronti di xxx cresceva, perchè molti non capivano il perché xxx non cercasse di uccidere tutti gli alieni in un colpo solo, visto che il suo raggio di azione aumentava sempre di più e che ormai riusciva ad estendersi a tutto il globo.
Il problema era che un conto era ascoltare piccoli sussurri localizzati, e un conto era entrare nella mente di tutti gli alieni nello stesso tempo per ucciderli, visto che come lui poteva entrare nella loro mente, anche gli alieni, se si fossero messi insieme contro di lui, sarebbero riusciti a fare altrettanto, scavalcando le difese mentali che costavano parecchie energie a xxx, e un altra cosa che gli attivisti della resistenza non sapevano, era che xxx copriva e nascondeva le loro menti, facendogli passare senza problemi le notti e i giorni di riposo, e anche quelli di guerra.
Ma pochi sapevano o anche solo immaginavano una cosa del genere.
Xxx insomma, vegliava su di loro e allo stesso tempo combatteva gli alieni.
Gli inverni, sempre più freddi, passavano, e la resistenza perdeva sempre più spesso uomini, e gli alieni diventavano sempre più forti.
Oramai era una guerra vera e propria, ma che sarebbe finita a vantaggio degli alieni se non sarebbe successo qualcosa di diverso.
Quel momento arrivò.
Quel giorno sembrava come tutti gli altri.
La resistenza si preparava a spostarsi, per non essere rintracciata facilmente, e per poi sferrare un attacco di disturbo contro gli alieni.
Gli umani, ormai completamente sotto il controllo degli alieni, non sapevano nulla di tutto ciò, lavoravano, vivevano in funzione degli alieni, ormai schiavi.
Gli alieni dal canto loro non cercavano più di colpire la resistenza, ma solo di scoprire dove si trovava e catturare xxx, o meglio di ucciderlo.
Xxx sentiva che sarebbe successo qualcosa, sentiva troppe menti contro di lui, come se gli alieni volessero più che colpire xxx, distrarlo o renderlo il meno possibile offensivo.
Il gruppo della resistenza si avvicino al loro obbiettivo e iniziarono anche le loro azioni di disturbo.
Questa missione non era di ‘massa’, ma di precisione.
L’obbiettivo era il centro di comando degli alieni sulla terra.
Se fosse andato a buon fine, metà della guerra sarebbe stata vinta.
Una volta eliminato il centro di comando gli altri gruppi della resistenza disseminati sul resto del pianeta, sarebbero intervenuti e avrebbero fatto vincere la guerra contro gli alieni.
Xxx avrebbe dovuto fungere da dispersivo, facendo credere agli alieni che l’attacco sarebbe stato da un altra parte.
Gli alieni però anche non sapendo il piano degli umani, stavano contrastando il loro successo.
Il vero obbiettivo degli alieni era quello di colpire ed eliminare ‘l’esercito’ di xxx, togliergli la ‘fanteria’, in maniera da poter eliminare xxx con più calma e tranquillità.
L’esercito degli umani si avvicinava al loro obbiettivo e allo stesso tempo l’esercito alieno si preparava a eliminarli.
Xxx quasi per puro caso riuscì a percepire la involontaria trappola, ma per poter avvertire i suoi compagni avrebbe dovuto allentare le proprie difese e nello stesso tempo avrebbe allentato le difese anche su loro stessi.
Quindi se avesse avvertito i suoi compagni li avrebbe lasciati allo stesso tempo in balia degli alieni, e se non li avesse avvertiti, il risultato sarebbe stato lo stesso.
Una scelta difficile, salvare qualcosa subito, ma compromettere la guerra, o sacrificare tutte quelle vite per poter avere una possibilità di vittoria sugli alieni.
Gli umani si accorsero da soli della trappola, vennero falciati a centinaia prima ancora di poter vedere il caseggiato dove risiedeva il centro di comando, e un attacco lo ebbe anche xxx.
Distraendosi, per decidere cosa fare abbasso le proprie difese e venne quasi sopraffatto.
L’unica cosa che lo salvò, fu proprio la distanza che c’era tra lui e gli alieni che lo attaccavano.
La resistenza venne sterminata, l’esercito alieno non dovette neanche fare molta strada, quando gli umani attaccarono, loro stavano appena uscendo dalla base per andarli a cercare, trovandoli subito.
Un massacro.
Xxx sconvolto dalla perdita di tutti i suoi amici, che credevano in lui e che contavano sul suo aiuto che però non riuscì a dare, dolorante a causa delle ferite subite dagli alieni, cercò di salvare il salvabile, andandosi a nascondersi.
Cercò con tutti i suoi poteri di nascondersi agli alieni e per un certo periodo ci riuscì.
Sino a quando non ricevette una chiamata d’aiuto da una vecchia conoscenza, un vecchio amico che non vedeva da molto tempo.
Sentiva che la chiamata era vera, ma che dietro c’erano gli alieni che gli volevano tendere una trappola, ma sentiva anche che se non avesse fatto qualcosa, il suo amico sarebbe stato eliminato.
Ormai eravamo a un punto in cui l’unica possibilità di salvezza per la Terra era xxx, la resistenza era ormai stata eliminata e le poco, piccole sacche di resistenza rimaste, senza l’aiuto di xxx erano condannate a sterminio certo.
Xxx sapeva di questa situazione, ma sapeva anche che ora come ora, non poteva fare altro che recuperare le forze.
Però, il suo amico aveva bisogno di lui, e xxx non dimentica e lascia mai soli i suoi amici.
Decise allora di agire e cercare di salvare il suo amico.
Si trovava prigioniero in una base secondaria e poco controllata dagli alieni, sapeva che era tutto previsto e fatto a posta per trarlo nella trappola.
Xxx si recò in auto, che prese in ‘prestito’ da un passante.
Cercò di mimetizzarsi come un civile terrestre qualsiasi, e ci stava riuscendo.
Riuscì ad entrare nella base, a raggiungere il suo amico e quasi a portarlo fuori dalla base.
Xxx solo allora riconobbe l’essere che aveva preso le sembianze del suo amico, ma ormai era troppo tardi.
Era finito nella trappola esattamente come avevano previsto gli alieni.
L’essere, o il suo amico, non era altro che un soldato alieno mimetizzato grazie al potere dei gran capi degli alieni, che unendo tutte le loro forze mentali erano riusciti a ‘fregare’ xxx.
Per un attimo, xxx, credette che ormai tutto era finito, stava solo aspettando il colpo di grazia.
Aveva abbassato tutte le sue difese a tal punto però, che gli alieni credettero che lui fosse scappato, che non fosse più presente, visto che non riuscivano più a ‘sentire’ la sua presenza.
Solo il soldato fisicamente vicino a lui lo vedeva ma non sapeva cosa fare.
Si misero a lottare fisicamente e nel momento in cui xxx si riprese, usò la sua mente per uccidere l’alieno.
A quel punto però venne di nuovo individuato dagli alieni che mandarono i loro soldati per ucciderlo.
Ci fu una sparatoria e la macchina di xxx venne trivellata di colpi, per via dell’enorme pressione mentale su di lui riuscì a bloccare solo alcuni proiettili.
Xxx, ferito, con un mezzo danneggiato e con la presenza mentale degli alieni su di lui, cercava di fuggire, di allontanarsi il più possibile da quel luogo.
Quella sera nevicava, era buio e proseguendo per quella strada innevata non vide un ostacolo che lo fece sbandare contro un albero..
L’ostacolo era una lupo..
Un rumore, una luce, il lupo che fugge, e l’astronave aliena che gli atterra non molto lontano.
Gli alieni che si avvicinano e si portano sopra di lui.
Hanno le pistole puntate sopra di lui, e soprattutto cercano di tenerlo fermo con i loro poteri mentali.
Arriva una seconda astronave, una molto grande, da dove scendono i capi alieni, che con i loro poteri ancora più potente, riescono a bloccarlo completamente.
Sembra veramente la fine, la resistenza umana è stata sconfitta, e adesso anche xxx è spacciato.
Il capo supremo, l’alieno più potente, si avvicina a xxx, e…
Improvvisamente ci ritroviamo in uno studio di una casa qualunque, sulla Terra, in un futuro non molto lontano, un papà, sta scrivendo il finale di un racconto ed entra suo figlio.
“Scusa papà, mi sai dire a che ora sono nato? Sai per la ricerca scolastica.”, “Siii, sei nato…. Amore!? Quando è nato nostro figlio? O meglio.. A che ora? Scusa amore, vai a chiederlo alla mamma, vedi che adesso sto scrivendo il libro?” “Sì papà, scusa se ti ho disturbato… Ah.. Hai trovato un nome vero per xxx ?” “No, ancora no? E tu? Me ne sapresti indicare qualcuno?” “No, purtroppo non conosco nessun nome adatto ad un umazo” “Non umazo, te l’ho già detto, si chiamano… O meglio si chiamavano umani. Lo sai che li abbiamo sterminati circa 300 anni fa….”

Racconto “Un altro giorno.” di Santini Flavio.

Un altro giorno.
Un altro giorno vissuto e uno in meno da vivere.
Altre 8 ore passate al lavoro.
Ora la cena, poi un po’ di tv, infine a dormire e tutto ricomincia da capo.
Tutta la vita uguale, senza mai qualcosa di nuovo, sempre le stesse cose fatte, sempre le stesse persone con cui parlare delle stesse cose.
Insomma una vita piatta.
Ma Lui, non è poi del tutto scontento di questa situazione, vorrebbe che qualcosa cambiasse, ma non sa neanche Lui cosa…
Non sa però che la sua vita sta già cambiando.
Un elemento estraneo sta per entrare nel suo tram tram quotidiano.
O meglio, qualcuno, ha già cambiato la sua vita…
“Ma porca miseria! non ha visto il semaforo rosso?!?!”
“No… Cioè sì… Ma io…”
“La smetta di blaterare! Io ho la macchina a pezzi! sono in ritardo sul lavoro…”
“Il lavoro, o cacchio, sono in ritardo! Farò tardi sul lavoro!”
“Ehi!! Ma dove sta andando! Torni indietro!! Fermatelo!!”
Prosegue a passo veloce verso il posto di lavoro che è ormai suo da 20 anni, nei quali non ha mai fatto neanche un secondo di ritardo, sino a quel giorno…
Cammina, guarda l’orologio e nota che ha solo 5 minuti per percorrere 1 km di strada e presentarsi sul posto di lavoro in orario…
Corre, quasi inciampa nei suoi stessi piedi…
Mancano 2 minuti, ma la strada, l’unica strada che porta direttamente sul posto di lavoro, è chiusa, inagibile ai pedoni…
C’è una seconda via, ma manca solo 1 minuto ora, ma i metri da percorrere sono diventati 1200…
Impossibile arrivare in orario.
Si prenderà di sicuro, la sua prima e unica nota di ritardo in 20 anni.
Si incammina per questa seconda strada, ma si accorge ben presto che Lui non l’aveva mai percorsa, neanche fuori dall’ambito lavorativo, e la conosce solo per “sentito dire”.
A metà strada si trova ad un bivio.
A sinistra o a destra?
Lui ha sempre avuto un certo sesto senso, soprattutto sul lavoro, anzi proprio grazie a questo, Lui aveva ottenuto il posto…
Stavolta, nulla.
Il suo sesto senso sembrava averlo abbandonato totalmente.
Anzi, in aggiunta, si sente perso, non riesce neanche più a sapere da che parte è arrivato…
Ora le strade da poter scegliere sono 3…
Si sente un topo in gabbia!
Non sa quasi dove si trova, è in ritardo sul lavoro, e la sua capacità di saper scegliere le cose giuste, sembra lo abbia abbandonato…
Intravede una bambina dietro un angolo.
La segue…
Sente che è la cosa giusta…
Che abbia ritrovato il suo sesto senso?
Non lo sa, ma sente di dover seguire quella bambina…
La segue per 2 isolati, poi la perde di vista…
Di nuovo si ritrova in un bivio, 2 strade, un luogo che non conosce…
Si è perso sul serio!
Questa non ci voleva, probabilmente, se continua così, per oggi, non solo arriverà in ritardo, ma proprio, non andrà neanche al lavoro!!
La sua parte razionale, gli dice di stare calmo, cercare di fare il punto della situazione, capire dove potrebbe essere casa sua o il posto di lavoro e quindi incamminarsi…
Di nuovo quella bambina…
Stavolta sembra gli dica esplicitamente di seguirla…
La segue.
Non capisce perchè, ma si fida ciecamente di quella bambina, sente in cuor suo di potersi fidare.
Una sensazione strana, mai provata prima…
Gli pare addirittura di conoscerla…
Ma questo è impossibile, non l’ha mai vista in vita sua, e poi è una bambina troppo piccola per andare in giro da sola…
I palazzi intorno a Lui sono vecchi e mal tenuti, e quella bambina oltre ad essere da sola, è anche l’unica persona che ha incontrato da ormai 10 minuti…
“Oh cavolo!! Sono in ritardo!! Speriamo bene… Ma dov’è andata quella bambina?”
Gira un angolo e trova il palazzo dove lavora.
Senza pensarci su imbocca l’entrata di corsa e sale al 2 piano usando le scale…
Arriva davanti al suo ufficio e fa per aprire la porta…
“Ma perchè non si apre?!?”
Alza gli occhi e legge la targhetta: sig. Antonio Alberti.
“Ma che scherzo è questo?!?” urlando.
Ma nessuno gli risponde, perchè tutti gli uffici sono chiusi e nessuno lo sente…
Si guarda intorno…
Nota qualcosa di strano… Di diverso…
Finalmente una persona che lo saluta e lo riconosce…
“Salve sig. Chiari. Come mai oggi a questo piano? Crediamo già dopo il secondo giorno di lavoro di avere un ufficio tutto nostro?” sorride e se ne va dentro un ufficio…
“Cosa?!?! Ma se sono 18 anni che questo è il mio ufficio!!… Qui sono tutti pazzi…”
Scende le scale e va alla portineria…
“Scusi, ma dov’è Antonio?”
“Antonio chi? Mica mio figlio!” e si fa una risata grassa…
“Suo figlio?!?”
“Certo! Mio figlio che oggi ha iniziato le medie…”
“Ma lei è il padre di Antonio Haus?… Ma lei è morto 5 anni fa…”
“Bè si vede che era tutto pieno e mi hanno rimandato giù…” altra risata grassa…
“Ciao papà! Oggi siamo usciti prima… Sai il primo giorno di scuola… Buongiorno signore.”
“Vede, questo è Antonio, mio figlio, è Lui che cercava?”
“Ma… Ma… Come è possibile… Tu hai 30 anni… E lei è morto!… E io ho iniziato 2 giorni fa a lavorare qui…”
Nella sua mente incomincia ad essere tutto chiaro… O almeno sembra.
Non sa ancora come e perchè, ma ieri era nel 2003 e stamattina dopo aver preso quello svincolo, si è ritrovato 18 anni prima…
Praticamente all’inizio della sua carriera…
Esce dal palazzo, e lo guada da fuori…
Tutto sembra uguale al 2003…
Solo che siamo nel 1985!
Si guarda intorno e vede una edicola…
Si avvicina e chiede il giornale di oggi.
Lo paga… Ma Lui ha euro, non lire!!
“Salve, sono 1200 lire, desidera altro?”
“Scusi, posso solo guardare una cosa? Una cosa sola, non lo apro neanche!”
E mentre lo dice guarda la data, 11 ottobre 1985.
Quasi sviene!
“Hei! Guardi che lo deve pagare! Non è in visione gratuita!”
Ridà indietro il giornale, e il giornalaio smette di insultarlo…
Lui non sente più nulla, è frastornato, disorientato…
Ultima prova.
Il portinaio potrebbe essere una maschera e Antonio, Lui non lo ha mai visto piccolo…
Il giornalaio potrebbe aver stampato i giornali apposta…
Ma la tv, quella sarebbe un po’ troppo!
Entra in caffè e guarda la tv.
Una telenovela… Sempre uguali!
Aspetta un attimo e… La pubblicità!
Anche quella immancabile.
La qualità sembra ‘vecchia’…
Finalmente un telegiornale…
“O Dio! Sono nel 1985! Come è possibile? perchè?”
“Scusi ha bisogno di qualcosa?” gli chiede il barman…
Lui se ne va impaurito non rispondendo…
Corre, non sa dove e per quanto, e neanche perchè.
Spera forse che correndo riesca a scappare dal 1985 e ritornare nel suo tempo…
Corre, incontra altre persone che non ha mai visto.
La paura, invece di allontanarsi da Lui, sembra che lo prenda sempre più.
Incomincia a mancargli il fiato.
Rallenta e anche la paura, sembra svanire, forse perchè è troppo stanco…
Vede una cabina telefonica.
Ma si rende conto che non ha monete che possano funzionare nella cabina.
Si ricorda però che ci sono gli elenchi telefonici, da dove può vedere se Lui esiste…
Ancora non crede di poter essere nel 1985.
Si aspetta, spera, che da un momento a l’altro, spunti qualcuno che gli dica “Sorrida! Lei è su candid camera!”
Entra nella cabina, e apre l’elenco telefonico.
Cerca il proprio nome.
Lo trova… Ma si accorge presto che è quello di casa sua, quando viveva con i suoi genitori…
Suo padre è morto ormai da 16 anni… Questo almeno nel 2003…
Magari è tutto un sogno, e Lui tra un po’ si sveglierà e andrà a lavorare nel 2003…
Ci spera, ma nel frattempo decide di recarsi alla sua vecchia casa.
Se anche è un sogno, non vuole perdersi la possibilità di poter rivedere suo padre…
Mentre si incammina verso la casa dei suoi genitori, vede come erano vestite le persone, le vetrine, e soprattutto vede la tecnologia, che propone come futuristiche cose che nel 2003 sono ordinarie…
Vede, passando davanti alle tv di un supermercato, gli attori e i presentatori, che all’epoca avevano 19-25 anni e che erano impacciati, dei principianti davanti alle telecamere, e che nel suo tempo invece sono delle star, brave e spigliate…
Poi arriva davanti alla casa dei suoi genitori e si blocca.
Ha paura, non sa come potrebbero reagire i suoi genitori, e neanche come potrebbe reagire se stesso…
Cerca di intravedere qualcosa dalle finestre, e gli sembra di vedere sua mamma che lava i piatti…
In effetti sono le 2 del pomeriggio e Lui non ha ancora mangiato…
Sente il suo stomaco brontolare…
Cerca di avvicinarsi un pochino e all’improvviso si apre la porta di casa e vede uscire un bambino con suo padre per mano…
Subito si nasconde dietro una macchina.
È commosso.
Erano anni che non vedeva più suo padre, ora Lui era lì davanti ai suoi occhi…
Vivo, in salute, e non ancora cosciente di quello che gli capiterà tra qualche anno…
Dopo qualche secondo si accorge che quel bambino si è accorto di qualcosa e sta guardando nella sua direzione…
Cerca di nascondersi meglio, e pensa a chi potrebbe essere quel bambino…
Poi un lampo… Suo padre chiama il suo nome…
Ma non è diretto a Lui quel richiamo, ma a quel ragazzo…
Si rende conto di essere Lui, quel ragazzo…
Lui nel 1985…
Non si era reso conto di vedersi…
In effetti non capita tutti i giorni di viaggiare nel tempo e di rivedere i propri famigliari e se stesso più giovane…
Vorrebbe quasi uscire allo scoperto per parlare con suo padre e con se stesso.
Avrebbe tante cose da dire ad entrambi…
Ma si rende conto che sarebbe un errore, primo non gli crederebbero… Secondo potrebbe sconvolgergli la vita…
Cerca di immaginarsi nella loro situazione…
In effetti è piuttosto sconvolgente…
Suo padre rientra in casa e Lui ne approfitta per andarsene via.
È contento di aver rivisto suo padre e di aver risentito la sua voce…
Ma si rende conto che sarebbe un errore farsi più avanti, sia per Lui che per i suoi…
Riesce ad allontanarsi senza farsi scoprire, e si dirige verso il centro città…
Non sa bene cosa vuol fare o dove vuol andare, ma sa che lì non deve starci più…
Mentre cammina nelle strade della sua ‘vecchia’ città non sapendo dove andare, vede dietro un angolo di un palazzo una bambina che lo saluta.
Subito non si accorge della bambina…
Dopo di istinto, vedendo la bambina che continua a salutarlo, risponde al saluto…
Dopo qualche secondo, si ricorda di quella bambina, era quella della mattina quando si era perso.
La bambina gira l’angolo e sparisce dietro al palazzo.
Lui decide di seguirla, stavolta è deciso di non perderla di vista perchè vuole chiedergli chi è e perchè continua ad essere sulla sua strada…
“Quella bambina corre come un fulmine! Non riesco a starle dietro!”
Continua a seguirla, cercando di correre a più non posso…
La bambina gira l’angolo e Lui dietro a seguirla.
Tutto d’un tratto, non la vede più, non capisce dove possa essere andata a finire.
Si guarda intorno e vede che qualcosa è cambiato…
Non capisce cosa, ma ormai, crede di saper riconoscere quella sensazione che aveva provato anche la prima volta che aveva viaggiato nel tempo…
Cerca subito un giornalaio, lo trova e stavolta prende un giornale senza neanche chiedere il permesso.
Legge la data e in effetti, siamo nel 1995… 10 anni dopo e 8 anni prima…
Gli viene quasi da ridere…
Pensare che se proverà a raccontare a qualcuno cosa gli sta succedendo, gli rideranno in faccia!
Stavolta, la paura che aveva provato durante il primo ‘viaggio’ non c’è.
Non si sente certamente felice, ma almeno è sereno…
Non sa ancora come mai questo succeda, ma sa che succede e non deve più convincersi di non essere pazzo, o almeno accetta la situazione ora…
Cerca di fare mente pulita e cerca di ricordare cosa era successo in quell’anno e cosa avrebbe potuto andare a rivedere o a vedere per la prima volta.
Stavolta non vuole perdere tempo a cercare di capire ma vuole solo godersi questo eccezionale avvenimento che gli sta accadendo.
Non gli viene in mente nulla…
Proprio non riesce a trovare qualcosa di interessante…
Pensa a tutti gli avvenimenti ai quali potrebbe cambiare l’esito, ma poi si rende conto che sarebbe uno sbaglio.
Suo padre è morto da 1 anno.
Fossimo invece che nel 1995, nel 1994, forse avrebbe potuto avvertire l’ambulanza in tempo…
Gli viene in mente che potrebbe scommettere dei soldi…
Ideona!!
Ma c’è un problema… Lui ha sempre euro in tasca, e nel 95 gli euro non esistevano…
Peccato, pensa…
Potrebbe cercare se stesso…
Il Lui del 95 ha di sicuro dei soldi e potrebbe scommetterli Lui…
Però, come avrebbe reagito se stesso vedendosi davanti una persona simile a Lui che gli dice di scommettere su questo o quello…
In effetti sarebbe sconvolgente…
Potrebbe fargli trovare una lettera… Magari una come test.
Dove indicargli un avvenimento quasi impossibile che invece è accaduto…
Dopo aver conquistato la propria fiducia…
Gli viene da ridere a pensare questo… Il gioco sarebbe fatto…
Dubbio, atroce dubbio…
E se dopo aver fatto i soldi Lui non si trovasse più nella situazione in cui si trovava nel 2003?
Se a causa della vincita, Lui decidesse di non lavorare più?
Non si ritroverebbe nella situazione di trovarsi in ritardo, e non cercherebbe una strada secondaria e non troverebbe la bambina, che sembra essere il fulcro di quello che gli sta capitando…
Si ritroverebbe in un paradosso temporale.
Forse è meglio lasciare tutto come è e come dovrebbe essere, senza intervenire nello svolgimento delle cose che Lui conosce, senza modificare il tempo e di conseguenza il proprio futuro e allo stesso tempo il proprio presente…
Gli sta venendo il mal di testa…
Gli piace la fantascienza, ma non è un teorico…
Ritorna, dopo essersi immerso nei propri pensieri, alla realtà.
Cerca la bambina, vuole e deve prenderla per chiedergli cosa è perchè sta succedendo tutto questo.
Una persona lo saluta e gli batte la mano sulla spalla.
“Ciao Luigi, come stai?”
Lui si gira e cerca di capire chi possa essere, lo guarda un po’ stranito…
“Come? Non mi riconosci? Ti sei drogato?” ridendo…
“No, figurati… È solo che sono molto stanco ed ero immerso nei miei pensieri… Io sto bene e tu?” riconosce finalmente il proprio vicino di casa… Lo stesso del 2003…
“Va bè… Ti lascio immerso allora nei tuoi pensieri… Vedi di non fare troppa baldoria stasera con la tua nuova amica… Ok?” ridendo di cuore e allontanandosi…
“Ehm… Certo… Certo… Non ti preoccupare…” cercando di capire chi, quando e cosa dovesse fare quella sera.
“Ciao”… E pensa a cosa era, dovrebbe accadere quella sera…
Che confusione… Deve pensare al futuro sapendo di essere nel passato… Che cavolo di pensieri contorti…
Pensa…
Ma certo, è l’appuntamento con Enrica, quello, come tutti gli altri, andati male…
Forse potrei cercare… No, stesso discorso di prima riguardo le vincite…
Di nuovo la bambina…
Stavolta sembra più grande…
E solo adesso mi rendo conto che mentre tutta la gente si accorge di me, nessuno si accorge di lei…
Sembra quasi un fantasma…
E se fosse tutto come nel racconto di Dickens ‘scrudge’?
Se quella ‘bambina’, che ora è una ragazza, fosse il primo dei tre spiriti?
Quello del passato, che mi mostra come ero, dove vivevo, e che cosa ho combinato?
Ma se fosse così, allora prima o poi dovrebbe arrivare lo spirito del presente, e… Dopo…
Terrore! Quasi sbianca.
Dopo, dovrebbe arrivare lo spirito del domani, …la morte.
Una presenza, sente come se qualcuno gli fosse vicino…
È la ragazza.
“Ciao”
“Eh?!?” ancora bianco al pensiero della morte.
“Ho detto ciao!” sorridendo.
“Mmmm ciao, ma…”
E la ragazza è sparita, si gira su se stesso per cercarla, un giro, 2 giri…
Eccola che mi invita a seguirla…
La seguo, sapendo e avendo la certezza che è lei la chiave di tutto.
“Aspettami!! Ti devo parlare! Aspetta”
E per l’ennesima volta l’ha persa di vista…
Non sta quasi a cercarla, si accorge che qualcosa è cambiato…
È risaltato nel tempo.
“Ormai ci sto facendo l’abitudine…” sorridendo…
Si accorge di essere di nuovo ‘saltato’ nel tempo…
Ora, a differenza delle altre volte sa cosa aspettarsi…
Cerca così, subito, una edicola o una televisione o radio da dove sapere in che periodo è capitato.
Trova una cabina telefonica.
Entra e cerca gli elenchi…
1965 !!!
Non fidandosi troppo, cerca anche un bar o una edicola dove poter sapere con più certezza in che periodo si trova.
Stranamente nei bar non trova televisioni.
Trova una edicola e ormai abituato prende un giornale e legge la data…
3 ottobre 1965!!
Esattamente il giorno in cui Lui è nato, “38 anni fa…”
“O meglio tra 38 anni…”
“No aspetta…”
“Mi sono di nuovo impelagato in questi discorsi.” sorridendo.
“Mi scusi?! Parlava con me?” chiede l’edicolante.
“No, grazie e buongiorno.”
“Buongiorno a lei signore, grazie”
E lasciando il giornale e l’edicola gira l’angolo e si ritrova davanti ad un ospedale.
Vede entrare la ragazza dentro.
La segue.
Una volta dentro non riesce più a trovarla…
Chiede ad una infermiera se ha visto passare una ragazza.
“No guardi, non ho fatto assolutamente caso, mi dispiace.”
All’improvviso, entrano degli infermieri con una barella e un civile a seguito.
Sopra la barella c’è una donna.
Vede che la portano direttamente in sala parto…
Si accorge che i 2 civili non sono altro che suo padre e sua madre…
“Mi scusi come si chiama questo ospedale?” chiedendo sempre all’infermiera.
“San Antonio”
“Grazie.”
Allora sono proprio loro 2, i miei genitori…
E quello dentro il pancione sono io…
Sorridendo.
Ritrova la ragazza che entra anche lei nella sala parto e decide di seguirla.
Entra anche Lui e nessuno lo ferma, è come se improvvisamente fosse diventato invisibile.
Non si meraviglia più, e così, riesce a vedere ancora una volta i suoi genitori, e anche se stesso…
Appena entrato vede il dottore tirare su un bambino di circa 2 kg, piccolissimo, e lo porge alla madre.
“Finalmente, che parto! 6 ore! E tutto per un piccolino di 2 kg scarsi…” dice sorridendo il dottore, mentre esce ad una infermiera.
Si mette ad osservare sua madre e se stesso, tutti gli altri continuano a non vederlo.
Suo padre chiama il dottore e gli chiede se gentilmente poteva dargli ancora una mano.
“Non sapevamo di dover avere un figlio, tutti gli specialisti continuavano a dirci che non era un bambino, che mia moglie era in menopausa, quindi non abbiamo pensato ad un nome da darci…”
Il dottore sorridendo “Luigi”
“Grazie!”
Arriva la ragazza e prendendomi per mano mi trascina via di corsa mentre mi sembra quasi che il me stesso da piccolo sia stato l’unico ad accorgersi della mia presenza…
Mi ritrovo senza sapere come ci sono giunto, in una strada buia e senza grossi segni di riconoscimento.
Fa freddo, e stranamente la presenza della ragazza non mi sembra tranquillizzante, non mi sembra più conosciuta.
Mi ritrovo per strada, la stessa che stavo ripercorrendo prima di tutto questo.
Sento vicino a me una presenza avvolgente, che non mi lascia possibilità di scegliere dove andare, cosa dire, posso solo pensare.
Nonostante non mi dia possibilità di scelta sento di non avere paura.
È una sensazione di pace.
Sto attraversando un incrocio, e vedo che il mio semaforo è rosso, ma passo lo stesso…
Vedo dal mio finestrino, chiaramente un automobile che sta venendo dritta contro la mia fiancata…
Non ho paura, ho già vissuto questa situazione e sento la ‘presenza’ che mi dice che tutto va bene…
Il colpo, il rumore, lo stupore negli occhi dell’altro autista che sbatte contro il volante e contro l’airbag.
Sento il dolore al collo, al petto, sbatto la testa contro il finestrino frantumandolo, ma continuo a non avere paura.
Forse ho capito, ho capito il perché del mio ‘viaggio’, della bambina e della presenza, di quello che sto vivendo in questi attimi.
Sono tranquillo, e piano piano capisco sempre di più tutto.
La macchina si ribalta su un fianco e la mia testa picchia contro l’asfalto, la mia cintura si strappa…
Che strano, vedo chiaramente la mano nera della presenza che la strappa con un’unghia…
Nonostante tutto continuo a rimanere sveglio e cosciente e soprattutto tranquillo, sereno.
Tutto si placa per un attimo, vedo sangue, il mio, dappertutto.
Vedo me stesso a terra straziato.
Mi giro, una voce “Ma porca miseria!, non ha visto il semaforo rosso?!?! Che male… Oh mio Dio… Chiamate un’ambulanza presto!!!”
Vedo la gente che corre, si ferma a guardare, piange, ha paura, si gira dall’altra parte…
Ho capito tutto. “Grazie” e sorrido.
Qualche ora dopo in ospedale 2 dottori parlano dell’incidente, del ferito lieve e del morto.
Soprattutto parlano del morto…
“Aveva qualcosa di strano, come se fosse drogato, ma non risulta nulla dalle analisi”
“Veramente strano, sembrava che non avesse sofferto nulla, anzi, quando lo abbiamo tirato via dalla macchina, sembrava…” un attimo di pausa, poi “Che stesse sorridendo… Veramente strano, è la prima volta che mi capita”
Sorridendo per sdrammatizzare “Sembra una storia da ai confini della realtà…”
Entrambe si girano e sorridono, portando un pensiero a quel poveretto che è morto quella mattina.
Pensando se quel sorriso fosse stato semplicemente una posizione dei muscoli della faccia presa a caso, oppure un sorriso voluto, quasi come se avesse raggiunto la pace in quel momento terribile.
Chi lo sa, l’unico a poterlo sapere è Lui.