Racconto “Una persona.” di Santini Flavio.

Una persona, sola, adulta, seduta in casa propria davanti alla tv.
Cerca qualcosa di interessante, ma è domenica sera e c’è solo calcio…
Fuori diluvia, siamo a marzo e fa insolitamente freddo per quel periodo.
Un lampo illumina a giorno la sala.
La persona intravede qualcosa, ma pensa subito che sia solo l’effetto ottico del lampo, magari un ombra…
Guarda verso la cucina, lo stomaco brontola, decide così di alzarsi e andare a vedere cosa c’è nel frigo.
Altro lampo, altra sensazione, è strana, sembra negativa, ma allo stesso tempo è positiva, una sensazione mai provata prima.
Apre il frigo e… lampo, buio, tuono frastornante.
Fa un sussulto, la strana sensazione di prima lo prende allo stomaco.
È come se qualcuno gli tenesse una mano intorno alle budella.
Cerca una lampada nei cassetti, ma trova un coltello che non doveva stare lì.
Il taglio non è profondo ma fa male.
Ora la sensazione è più definita, sembra una presenza, qualcuno in carne e ossa, che lo guarda, lo fissa.
Si gira su se stesso, ma è troppo buio e non riesce a distinguere nulla nell’oscurità.
La luce ritorna.
Il frigo aperto, il cassetto con il coltello e la sua mano sinistra con un taglio di 3 cm nel palmo…
Guarda la ferita ma stranamente non esce sangue, vede la pelle aperta, ma non c’è sangue.
Nessuna traccia, neanche una gocciolina sul coltello.
Un lampo e la pioggia si fa ancora più forte.
Arriva il tuono e subito dopo dei passi provenire dalla sala.
Sembrano diretti verso di lui, ma probabilmente è la tv…
Chiude il cassetto e il frigo, non ha più fame.
Cerca una benda per fasciare la ferita, dopo averla medicata.
Suona il telefono.
Va in sala e risponde, è una persona che chiede se anche lì è mancata la luce.
Poi si presenta e dice di essere della società elettrica e mette giù.
La cornetta è giù, la tv è spenta, ma si sentono delle voci.
Stavolta provengono dalla cucina.
Si gira per capire cosa potesse essere, poi non sentendo più niente, decide che, un po per la stanchezza, un po per il fatto che a lui i temporali hanno sempre fatto paura, è solo uno scherzo della sua immaginazione.
Spegne le luci e decide di andare a dormire.
La mattina dopo, si alza e la benda alla mano è intrisa di sangue.
Toglie la benda e la mano è rossa, la ferita non si vede dalla quantità di sangue presente.
Scende in cucina e apre il cassetto, il coltello è sporco di sangue.
Doveva essere veramente stanco, ieri per non essersi accorto del sangue.
La ferita comunque non gli duole.
Fa colazione e si prepara per andare a lavorare.
Nel tragitto in auto da casa all’ufficio, si ripresenta quella strana sensazione.
Decide di non dargli peso.
La giornata sembra serena, in cielo c’è un bel sole, sembra quasi che il temporale di ieri non ci sia mai stato.
Torna dal lavoro, e proprio mentre sta per entrare in casa, sente delle voci provenire da dentro l’appartamento.
Sembrano dire qualcosa, ma lui non capisce.
Apre la porta e le voci spariscono.
La ferita medicata dal dottore dell’azienda, non gli fa più male, e anzi togliendosi la benda non vede neanche più la ferita stessa.
Incomincia a non capire cosa gli sta succedendo.
Eppure aprendo la valigetta, si risentono le voci, vede il foglio del dottore.
Stavolta chiede chi sono e cosa vogliono, cosa dicono.
Le voci smettono.
Di nuovo davanti la tv, ma sempre con niente di interessante da vedere.
Spegne la tv e stavolta sente una mano sulla propria testa.
Non fa male, ma la sensazione è presente su tutto il cranio.
Una voce singola, sembra ora dirgli qualcosa, ma non è chiara.
Prende un album delle foto di famiglia e sfogliandolo vede una sua foto con la mano sinistra fasciata come se fosse stata tagliata.
Il problema è che sotto la foto la didascalia dice 1985, 16 anni prima.
Sfogliando ancora vede un’altra foto dove lui aveva la testa fasciata da un turbante di carnevale del 1982, e si ricorda che era talmente stretto da fargli male.
Si risveglia il giorno dopo, probabilmente si era addormentato mentre sfogliava quelle foto.
Si prepara per andare al lavoro ma si accorge di non riuscire a muovere le gambe.
Il suo sguardo capita su una foto dove si era rotto entrambe le gambe a causa di un incidente di sci.
L’anno era il 1990.
Telefona al proprio dottore, che si presenta a casa sua dopo poco.
Lo visita, ma risulta tutto a posto.
Saluta il dottore e si mette nel letto.
All’improvviso incomincia a vomitare, senza nessun preavviso.
Il tutto dura per circa 10 minuti.
Dopo riesce a calmarsi, e alzandosi nota nell’albo delle foto una in particolare con la didascalia “1992. Agosto, belle vacanze passate a vomitare”.
Incomincia a pensare che ci sia un qualche collegamento.
Sembra che tutto quello che gli era successo in passato, ora gli si ripresenti.
Panico, gli viene in mente la prima volta dal dentista, tanta paura.
Poi improvvisamente, gioia, e ricorda il primo bacio.
Cosi andando per tutta la giornata, sino a sera.
Si trova nel letto.
Un lampo, poi un tuono e qualcuno che bussa alla porta.
Sono le 2 del mattino.
Si alza, e va ad aprire, nonostante non senta più bussare, ma una strana forza gli dice di aprire la porta lo stesso.
Mentre si avvicina, sente paurosamente freddo, ghiaccio, gli si congelano le articolazioni.
Ma stranamente riesce a muoversi.
Apre la porta e non c’è nessuno.
Solo il buio delle scale.
Guarda fuori dalla porta ma niente.
Chiude la porta, il freddo non c’è più.
Si gira per tornare nel letto e una mano lo tocca sulla spalla.
Si gira di scatto.
Dallo spavento cade a terra e si trova in pratica, ai piedi di una cosa alta 2 metri, vestita di nero e con una falce in mano.
Non ha viso, anche se il cappuccio copre la faccia, ma lui sa che non ci sarebbe comunque nulla da vedere.
Il freddo Non c’è più.
Ora sta bene.
Un braccio della cosa si allunga verso di lui.
Una mano guantata di nero gli viene tesa.
Lui raccoglie l’invito.
Stranamente si sente a suo agio con quella cosa.
Nel momento in cui tocca la mano, l’ascia gli cade addosso.
Lo taglia in due.
Capisce tutto d’un tratto che quei 2 gg passati con tutte quelle stranezze erano i suoi momenti in cui quando si muore, si rivede tutto il passato.
Per lui era stato diverso, non lo aveva visto in pochi attimi, ma lo aveva rivissuto anche se in maniera ristretta.
Ora si vede davanti alla tv, un lampo e la tv esplode.
Il vetro del tubo catodico gli si infrange in viso.
Capisce che quello che sta vedendo, non è altro che la sua morte.
Sorride, non si aspettava una cosa del genere…