Racconto “Un altro giorno.” di Santini Flavio.

Un altro giorno.
Un altro giorno vissuto e uno in meno da vivere.
Altre 8 ore passate al lavoro.
Ora la cena, poi un po’ di tv, infine a dormire e tutto ricomincia da capo.
Tutta la vita uguale, senza mai qualcosa di nuovo, sempre le stesse cose fatte, sempre le stesse persone con cui parlare delle stesse cose.
Insomma una vita piatta.
Ma Lui, non è poi del tutto scontento di questa situazione, vorrebbe che qualcosa cambiasse, ma non sa neanche Lui cosa…
Non sa però che la sua vita sta già cambiando.
Un elemento estraneo sta per entrare nel suo tram tram quotidiano.
O meglio, qualcuno, ha già cambiato la sua vita…
“Ma porca miseria! non ha visto il semaforo rosso?!?!”
“No… Cioè sì… Ma io…”
“La smetta di blaterare! Io ho la macchina a pezzi! sono in ritardo sul lavoro…”
“Il lavoro, o cacchio, sono in ritardo! Farò tardi sul lavoro!”
“Ehi!! Ma dove sta andando! Torni indietro!! Fermatelo!!”
Prosegue a passo veloce verso il posto di lavoro che è ormai suo da 20 anni, nei quali non ha mai fatto neanche un secondo di ritardo, sino a quel giorno…
Cammina, guarda l’orologio e nota che ha solo 5 minuti per percorrere 1 km di strada e presentarsi sul posto di lavoro in orario…
Corre, quasi inciampa nei suoi stessi piedi…
Mancano 2 minuti, ma la strada, l’unica strada che porta direttamente sul posto di lavoro, è chiusa, inagibile ai pedoni…
C’è una seconda via, ma manca solo 1 minuto ora, ma i metri da percorrere sono diventati 1200…
Impossibile arrivare in orario.
Si prenderà di sicuro, la sua prima e unica nota di ritardo in 20 anni.
Si incammina per questa seconda strada, ma si accorge ben presto che Lui non l’aveva mai percorsa, neanche fuori dall’ambito lavorativo, e la conosce solo per “sentito dire”.
A metà strada si trova ad un bivio.
A sinistra o a destra?
Lui ha sempre avuto un certo sesto senso, soprattutto sul lavoro, anzi proprio grazie a questo, Lui aveva ottenuto il posto…
Stavolta, nulla.
Il suo sesto senso sembrava averlo abbandonato totalmente.
Anzi, in aggiunta, si sente perso, non riesce neanche più a sapere da che parte è arrivato…
Ora le strade da poter scegliere sono 3…
Si sente un topo in gabbia!
Non sa quasi dove si trova, è in ritardo sul lavoro, e la sua capacità di saper scegliere le cose giuste, sembra lo abbia abbandonato…
Intravede una bambina dietro un angolo.
La segue…
Sente che è la cosa giusta…
Che abbia ritrovato il suo sesto senso?
Non lo sa, ma sente di dover seguire quella bambina…
La segue per 2 isolati, poi la perde di vista…
Di nuovo si ritrova in un bivio, 2 strade, un luogo che non conosce…
Si è perso sul serio!
Questa non ci voleva, probabilmente, se continua così, per oggi, non solo arriverà in ritardo, ma proprio, non andrà neanche al lavoro!!
La sua parte razionale, gli dice di stare calmo, cercare di fare il punto della situazione, capire dove potrebbe essere casa sua o il posto di lavoro e quindi incamminarsi…
Di nuovo quella bambina…
Stavolta sembra gli dica esplicitamente di seguirla…
La segue.
Non capisce perchè, ma si fida ciecamente di quella bambina, sente in cuor suo di potersi fidare.
Una sensazione strana, mai provata prima…
Gli pare addirittura di conoscerla…
Ma questo è impossibile, non l’ha mai vista in vita sua, e poi è una bambina troppo piccola per andare in giro da sola…
I palazzi intorno a Lui sono vecchi e mal tenuti, e quella bambina oltre ad essere da sola, è anche l’unica persona che ha incontrato da ormai 10 minuti…
“Oh cavolo!! Sono in ritardo!! Speriamo bene… Ma dov’è andata quella bambina?”
Gira un angolo e trova il palazzo dove lavora.
Senza pensarci su imbocca l’entrata di corsa e sale al 2 piano usando le scale…
Arriva davanti al suo ufficio e fa per aprire la porta…
“Ma perchè non si apre?!?”
Alza gli occhi e legge la targhetta: sig. Antonio Alberti.
“Ma che scherzo è questo?!?” urlando.
Ma nessuno gli risponde, perchè tutti gli uffici sono chiusi e nessuno lo sente…
Si guarda intorno…
Nota qualcosa di strano… Di diverso…
Finalmente una persona che lo saluta e lo riconosce…
“Salve sig. Chiari. Come mai oggi a questo piano? Crediamo già dopo il secondo giorno di lavoro di avere un ufficio tutto nostro?” sorride e se ne va dentro un ufficio…
“Cosa?!?! Ma se sono 18 anni che questo è il mio ufficio!!… Qui sono tutti pazzi…”
Scende le scale e va alla portineria…
“Scusi, ma dov’è Antonio?”
“Antonio chi? Mica mio figlio!” e si fa una risata grassa…
“Suo figlio?!?”
“Certo! Mio figlio che oggi ha iniziato le medie…”
“Ma lei è il padre di Antonio Haus?… Ma lei è morto 5 anni fa…”
“Bè si vede che era tutto pieno e mi hanno rimandato giù…” altra risata grassa…
“Ciao papà! Oggi siamo usciti prima… Sai il primo giorno di scuola… Buongiorno signore.”
“Vede, questo è Antonio, mio figlio, è Lui che cercava?”
“Ma… Ma… Come è possibile… Tu hai 30 anni… E lei è morto!… E io ho iniziato 2 giorni fa a lavorare qui…”
Nella sua mente incomincia ad essere tutto chiaro… O almeno sembra.
Non sa ancora come e perchè, ma ieri era nel 2003 e stamattina dopo aver preso quello svincolo, si è ritrovato 18 anni prima…
Praticamente all’inizio della sua carriera…
Esce dal palazzo, e lo guada da fuori…
Tutto sembra uguale al 2003…
Solo che siamo nel 1985!
Si guarda intorno e vede una edicola…
Si avvicina e chiede il giornale di oggi.
Lo paga… Ma Lui ha euro, non lire!!
“Salve, sono 1200 lire, desidera altro?”
“Scusi, posso solo guardare una cosa? Una cosa sola, non lo apro neanche!”
E mentre lo dice guarda la data, 11 ottobre 1985.
Quasi sviene!
“Hei! Guardi che lo deve pagare! Non è in visione gratuita!”
Ridà indietro il giornale, e il giornalaio smette di insultarlo…
Lui non sente più nulla, è frastornato, disorientato…
Ultima prova.
Il portinaio potrebbe essere una maschera e Antonio, Lui non lo ha mai visto piccolo…
Il giornalaio potrebbe aver stampato i giornali apposta…
Ma la tv, quella sarebbe un po’ troppo!
Entra in caffè e guarda la tv.
Una telenovela… Sempre uguali!
Aspetta un attimo e… La pubblicità!
Anche quella immancabile.
La qualità sembra ‘vecchia’…
Finalmente un telegiornale…
“O Dio! Sono nel 1985! Come è possibile? perchè?”
“Scusi ha bisogno di qualcosa?” gli chiede il barman…
Lui se ne va impaurito non rispondendo…
Corre, non sa dove e per quanto, e neanche perchè.
Spera forse che correndo riesca a scappare dal 1985 e ritornare nel suo tempo…
Corre, incontra altre persone che non ha mai visto.
La paura, invece di allontanarsi da Lui, sembra che lo prenda sempre più.
Incomincia a mancargli il fiato.
Rallenta e anche la paura, sembra svanire, forse perchè è troppo stanco…
Vede una cabina telefonica.
Ma si rende conto che non ha monete che possano funzionare nella cabina.
Si ricorda però che ci sono gli elenchi telefonici, da dove può vedere se Lui esiste…
Ancora non crede di poter essere nel 1985.
Si aspetta, spera, che da un momento a l’altro, spunti qualcuno che gli dica “Sorrida! Lei è su candid camera!”
Entra nella cabina, e apre l’elenco telefonico.
Cerca il proprio nome.
Lo trova… Ma si accorge presto che è quello di casa sua, quando viveva con i suoi genitori…
Suo padre è morto ormai da 16 anni… Questo almeno nel 2003…
Magari è tutto un sogno, e Lui tra un po’ si sveglierà e andrà a lavorare nel 2003…
Ci spera, ma nel frattempo decide di recarsi alla sua vecchia casa.
Se anche è un sogno, non vuole perdersi la possibilità di poter rivedere suo padre…
Mentre si incammina verso la casa dei suoi genitori, vede come erano vestite le persone, le vetrine, e soprattutto vede la tecnologia, che propone come futuristiche cose che nel 2003 sono ordinarie…
Vede, passando davanti alle tv di un supermercato, gli attori e i presentatori, che all’epoca avevano 19-25 anni e che erano impacciati, dei principianti davanti alle telecamere, e che nel suo tempo invece sono delle star, brave e spigliate…
Poi arriva davanti alla casa dei suoi genitori e si blocca.
Ha paura, non sa come potrebbero reagire i suoi genitori, e neanche come potrebbe reagire se stesso…
Cerca di intravedere qualcosa dalle finestre, e gli sembra di vedere sua mamma che lava i piatti…
In effetti sono le 2 del pomeriggio e Lui non ha ancora mangiato…
Sente il suo stomaco brontolare…
Cerca di avvicinarsi un pochino e all’improvviso si apre la porta di casa e vede uscire un bambino con suo padre per mano…
Subito si nasconde dietro una macchina.
È commosso.
Erano anni che non vedeva più suo padre, ora Lui era lì davanti ai suoi occhi…
Vivo, in salute, e non ancora cosciente di quello che gli capiterà tra qualche anno…
Dopo qualche secondo si accorge che quel bambino si è accorto di qualcosa e sta guardando nella sua direzione…
Cerca di nascondersi meglio, e pensa a chi potrebbe essere quel bambino…
Poi un lampo… Suo padre chiama il suo nome…
Ma non è diretto a Lui quel richiamo, ma a quel ragazzo…
Si rende conto di essere Lui, quel ragazzo…
Lui nel 1985…
Non si era reso conto di vedersi…
In effetti non capita tutti i giorni di viaggiare nel tempo e di rivedere i propri famigliari e se stesso più giovane…
Vorrebbe quasi uscire allo scoperto per parlare con suo padre e con se stesso.
Avrebbe tante cose da dire ad entrambi…
Ma si rende conto che sarebbe un errore, primo non gli crederebbero… Secondo potrebbe sconvolgergli la vita…
Cerca di immaginarsi nella loro situazione…
In effetti è piuttosto sconvolgente…
Suo padre rientra in casa e Lui ne approfitta per andarsene via.
È contento di aver rivisto suo padre e di aver risentito la sua voce…
Ma si rende conto che sarebbe un errore farsi più avanti, sia per Lui che per i suoi…
Riesce ad allontanarsi senza farsi scoprire, e si dirige verso il centro città…
Non sa bene cosa vuol fare o dove vuol andare, ma sa che lì non deve starci più…
Mentre cammina nelle strade della sua ‘vecchia’ città non sapendo dove andare, vede dietro un angolo di un palazzo una bambina che lo saluta.
Subito non si accorge della bambina…
Dopo di istinto, vedendo la bambina che continua a salutarlo, risponde al saluto…
Dopo qualche secondo, si ricorda di quella bambina, era quella della mattina quando si era perso.
La bambina gira l’angolo e sparisce dietro al palazzo.
Lui decide di seguirla, stavolta è deciso di non perderla di vista perchè vuole chiedergli chi è e perchè continua ad essere sulla sua strada…
“Quella bambina corre come un fulmine! Non riesco a starle dietro!”
Continua a seguirla, cercando di correre a più non posso…
La bambina gira l’angolo e Lui dietro a seguirla.
Tutto d’un tratto, non la vede più, non capisce dove possa essere andata a finire.
Si guarda intorno e vede che qualcosa è cambiato…
Non capisce cosa, ma ormai, crede di saper riconoscere quella sensazione che aveva provato anche la prima volta che aveva viaggiato nel tempo…
Cerca subito un giornalaio, lo trova e stavolta prende un giornale senza neanche chiedere il permesso.
Legge la data e in effetti, siamo nel 1995… 10 anni dopo e 8 anni prima…
Gli viene quasi da ridere…
Pensare che se proverà a raccontare a qualcuno cosa gli sta succedendo, gli rideranno in faccia!
Stavolta, la paura che aveva provato durante il primo ‘viaggio’ non c’è.
Non si sente certamente felice, ma almeno è sereno…
Non sa ancora come mai questo succeda, ma sa che succede e non deve più convincersi di non essere pazzo, o almeno accetta la situazione ora…
Cerca di fare mente pulita e cerca di ricordare cosa era successo in quell’anno e cosa avrebbe potuto andare a rivedere o a vedere per la prima volta.
Stavolta non vuole perdere tempo a cercare di capire ma vuole solo godersi questo eccezionale avvenimento che gli sta accadendo.
Non gli viene in mente nulla…
Proprio non riesce a trovare qualcosa di interessante…
Pensa a tutti gli avvenimenti ai quali potrebbe cambiare l’esito, ma poi si rende conto che sarebbe uno sbaglio.
Suo padre è morto da 1 anno.
Fossimo invece che nel 1995, nel 1994, forse avrebbe potuto avvertire l’ambulanza in tempo…
Gli viene in mente che potrebbe scommettere dei soldi…
Ideona!!
Ma c’è un problema… Lui ha sempre euro in tasca, e nel 95 gli euro non esistevano…
Peccato, pensa…
Potrebbe cercare se stesso…
Il Lui del 95 ha di sicuro dei soldi e potrebbe scommetterli Lui…
Però, come avrebbe reagito se stesso vedendosi davanti una persona simile a Lui che gli dice di scommettere su questo o quello…
In effetti sarebbe sconvolgente…
Potrebbe fargli trovare una lettera… Magari una come test.
Dove indicargli un avvenimento quasi impossibile che invece è accaduto…
Dopo aver conquistato la propria fiducia…
Gli viene da ridere a pensare questo… Il gioco sarebbe fatto…
Dubbio, atroce dubbio…
E se dopo aver fatto i soldi Lui non si trovasse più nella situazione in cui si trovava nel 2003?
Se a causa della vincita, Lui decidesse di non lavorare più?
Non si ritroverebbe nella situazione di trovarsi in ritardo, e non cercherebbe una strada secondaria e non troverebbe la bambina, che sembra essere il fulcro di quello che gli sta capitando…
Si ritroverebbe in un paradosso temporale.
Forse è meglio lasciare tutto come è e come dovrebbe essere, senza intervenire nello svolgimento delle cose che Lui conosce, senza modificare il tempo e di conseguenza il proprio futuro e allo stesso tempo il proprio presente…
Gli sta venendo il mal di testa…
Gli piace la fantascienza, ma non è un teorico…
Ritorna, dopo essersi immerso nei propri pensieri, alla realtà.
Cerca la bambina, vuole e deve prenderla per chiedergli cosa è perchè sta succedendo tutto questo.
Una persona lo saluta e gli batte la mano sulla spalla.
“Ciao Luigi, come stai?”
Lui si gira e cerca di capire chi possa essere, lo guarda un po’ stranito…
“Come? Non mi riconosci? Ti sei drogato?” ridendo…
“No, figurati… È solo che sono molto stanco ed ero immerso nei miei pensieri… Io sto bene e tu?” riconosce finalmente il proprio vicino di casa… Lo stesso del 2003…
“Va bè… Ti lascio immerso allora nei tuoi pensieri… Vedi di non fare troppa baldoria stasera con la tua nuova amica… Ok?” ridendo di cuore e allontanandosi…
“Ehm… Certo… Certo… Non ti preoccupare…” cercando di capire chi, quando e cosa dovesse fare quella sera.
“Ciao”… E pensa a cosa era, dovrebbe accadere quella sera…
Che confusione… Deve pensare al futuro sapendo di essere nel passato… Che cavolo di pensieri contorti…
Pensa…
Ma certo, è l’appuntamento con Enrica, quello, come tutti gli altri, andati male…
Forse potrei cercare… No, stesso discorso di prima riguardo le vincite…
Di nuovo la bambina…
Stavolta sembra più grande…
E solo adesso mi rendo conto che mentre tutta la gente si accorge di me, nessuno si accorge di lei…
Sembra quasi un fantasma…
E se fosse tutto come nel racconto di Dickens ‘scrudge’?
Se quella ‘bambina’, che ora è una ragazza, fosse il primo dei tre spiriti?
Quello del passato, che mi mostra come ero, dove vivevo, e che cosa ho combinato?
Ma se fosse così, allora prima o poi dovrebbe arrivare lo spirito del presente, e… Dopo…
Terrore! Quasi sbianca.
Dopo, dovrebbe arrivare lo spirito del domani, …la morte.
Una presenza, sente come se qualcuno gli fosse vicino…
È la ragazza.
“Ciao”
“Eh?!?” ancora bianco al pensiero della morte.
“Ho detto ciao!” sorridendo.
“Mmmm ciao, ma…”
E la ragazza è sparita, si gira su se stesso per cercarla, un giro, 2 giri…
Eccola che mi invita a seguirla…
La seguo, sapendo e avendo la certezza che è lei la chiave di tutto.
“Aspettami!! Ti devo parlare! Aspetta”
E per l’ennesima volta l’ha persa di vista…
Non sta quasi a cercarla, si accorge che qualcosa è cambiato…
È risaltato nel tempo.
“Ormai ci sto facendo l’abitudine…” sorridendo…
Si accorge di essere di nuovo ‘saltato’ nel tempo…
Ora, a differenza delle altre volte sa cosa aspettarsi…
Cerca così, subito, una edicola o una televisione o radio da dove sapere in che periodo è capitato.
Trova una cabina telefonica.
Entra e cerca gli elenchi…
1965 !!!
Non fidandosi troppo, cerca anche un bar o una edicola dove poter sapere con più certezza in che periodo si trova.
Stranamente nei bar non trova televisioni.
Trova una edicola e ormai abituato prende un giornale e legge la data…
3 ottobre 1965!!
Esattamente il giorno in cui Lui è nato, “38 anni fa…”
“O meglio tra 38 anni…”
“No aspetta…”
“Mi sono di nuovo impelagato in questi discorsi.” sorridendo.
“Mi scusi?! Parlava con me?” chiede l’edicolante.
“No, grazie e buongiorno.”
“Buongiorno a lei signore, grazie”
E lasciando il giornale e l’edicola gira l’angolo e si ritrova davanti ad un ospedale.
Vede entrare la ragazza dentro.
La segue.
Una volta dentro non riesce più a trovarla…
Chiede ad una infermiera se ha visto passare una ragazza.
“No guardi, non ho fatto assolutamente caso, mi dispiace.”
All’improvviso, entrano degli infermieri con una barella e un civile a seguito.
Sopra la barella c’è una donna.
Vede che la portano direttamente in sala parto…
Si accorge che i 2 civili non sono altro che suo padre e sua madre…
“Mi scusi come si chiama questo ospedale?” chiedendo sempre all’infermiera.
“San Antonio”
“Grazie.”
Allora sono proprio loro 2, i miei genitori…
E quello dentro il pancione sono io…
Sorridendo.
Ritrova la ragazza che entra anche lei nella sala parto e decide di seguirla.
Entra anche Lui e nessuno lo ferma, è come se improvvisamente fosse diventato invisibile.
Non si meraviglia più, e così, riesce a vedere ancora una volta i suoi genitori, e anche se stesso…
Appena entrato vede il dottore tirare su un bambino di circa 2 kg, piccolissimo, e lo porge alla madre.
“Finalmente, che parto! 6 ore! E tutto per un piccolino di 2 kg scarsi…” dice sorridendo il dottore, mentre esce ad una infermiera.
Si mette ad osservare sua madre e se stesso, tutti gli altri continuano a non vederlo.
Suo padre chiama il dottore e gli chiede se gentilmente poteva dargli ancora una mano.
“Non sapevamo di dover avere un figlio, tutti gli specialisti continuavano a dirci che non era un bambino, che mia moglie era in menopausa, quindi non abbiamo pensato ad un nome da darci…”
Il dottore sorridendo “Luigi”
“Grazie!”
Arriva la ragazza e prendendomi per mano mi trascina via di corsa mentre mi sembra quasi che il me stesso da piccolo sia stato l’unico ad accorgersi della mia presenza…
Mi ritrovo senza sapere come ci sono giunto, in una strada buia e senza grossi segni di riconoscimento.
Fa freddo, e stranamente la presenza della ragazza non mi sembra tranquillizzante, non mi sembra più conosciuta.
Mi ritrovo per strada, la stessa che stavo ripercorrendo prima di tutto questo.
Sento vicino a me una presenza avvolgente, che non mi lascia possibilità di scegliere dove andare, cosa dire, posso solo pensare.
Nonostante non mi dia possibilità di scelta sento di non avere paura.
È una sensazione di pace.
Sto attraversando un incrocio, e vedo che il mio semaforo è rosso, ma passo lo stesso…
Vedo dal mio finestrino, chiaramente un automobile che sta venendo dritta contro la mia fiancata…
Non ho paura, ho già vissuto questa situazione e sento la ‘presenza’ che mi dice che tutto va bene…
Il colpo, il rumore, lo stupore negli occhi dell’altro autista che sbatte contro il volante e contro l’airbag.
Sento il dolore al collo, al petto, sbatto la testa contro il finestrino frantumandolo, ma continuo a non avere paura.
Forse ho capito, ho capito il perché del mio ‘viaggio’, della bambina e della presenza, di quello che sto vivendo in questi attimi.
Sono tranquillo, e piano piano capisco sempre di più tutto.
La macchina si ribalta su un fianco e la mia testa picchia contro l’asfalto, la mia cintura si strappa…
Che strano, vedo chiaramente la mano nera della presenza che la strappa con un’unghia…
Nonostante tutto continuo a rimanere sveglio e cosciente e soprattutto tranquillo, sereno.
Tutto si placa per un attimo, vedo sangue, il mio, dappertutto.
Vedo me stesso a terra straziato.
Mi giro, una voce “Ma porca miseria!, non ha visto il semaforo rosso?!?! Che male… Oh mio Dio… Chiamate un’ambulanza presto!!!”
Vedo la gente che corre, si ferma a guardare, piange, ha paura, si gira dall’altra parte…
Ho capito tutto. “Grazie” e sorrido.
Qualche ora dopo in ospedale 2 dottori parlano dell’incidente, del ferito lieve e del morto.
Soprattutto parlano del morto…
“Aveva qualcosa di strano, come se fosse drogato, ma non risulta nulla dalle analisi”
“Veramente strano, sembrava che non avesse sofferto nulla, anzi, quando lo abbiamo tirato via dalla macchina, sembrava…” un attimo di pausa, poi “Che stesse sorridendo… Veramente strano, è la prima volta che mi capita”
Sorridendo per sdrammatizzare “Sembra una storia da ai confini della realtà…”
Entrambe si girano e sorridono, portando un pensiero a quel poveretto che è morto quella mattina.
Pensando se quel sorriso fosse stato semplicemente una posizione dei muscoli della faccia presa a caso, oppure un sorriso voluto, quasi come se avesse raggiunto la pace in quel momento terribile.
Chi lo sa, l’unico a poterlo sapere è Lui.